Antonio Fontanesi – Paesaggio
Fontanesi Antonio

- Tecnica: Olio su tela
- Dimensione: 70x50
- Anno: XIX Secolo
- Stato di conservazione: Ottimo
- Codice prodotto: NPOL001
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DESCRIZIONE
Il paesaggio è stato da sempre protagonista nella ricerca artistica, sia come ambientazione, come sfondo, ma anche come soggetto esso stesso. La descrizione naturalistica del paesaggio è stata una delle maggiori aspirazioni per gli artisti di ogni epoca. Ogni periodo storico ha dato la propria interpretazione del paesaggio contribuendo all’evoluzione della sua descrizione: dapprima con una ricerca sullo spazio, tramite la prospettiva brunelleschiana nel primo Rinascimento, poi sulla resa atmosferica nel Cinquecento, fino ad arrivare alla rappresentazione di ogni singola vibrazione della luce sugli oggetti nell’Impressionismo.
Lo stile di Antonio Fontanesi è estremamente complesso ma la prima caratteristica basilare è l’immensa qualità tecnica. Il tocco di Fontanesi è così raffinato da permettere una totale immersione nella natura. Egli arriva a questo risultato mediante una straordinaria modulazione del colore e, di conseguenza, della luce. Tutta la veduta è regolata sulle gradazioni tonali che misurano lo spazio e danno il senso della profondità liberando la composizione dalla griglia prospettica. Antonio Fontanesi non è un impressionista, egli rimane fedele al dato sensibile. I suoi paesaggi sono immersi in un profondo e lirico realismo che si rifà, piuttosto, alla Scuola di Barbizon, a Corot e a Constable. Anche in questo dipinto la pennellata è sintetica, ma la registrazione del dato naturale rimane sempre precisa e puntuale. Da notare soprattutto come l’artista riesca a fermare sul dipinto la precisa situazione atmosferica, in un modo assolutamente coerente. Possiamo percepire con chiarezza la foschia, l’umidità e i riverberi di luce sugli oggetti.
Antonio Fontanesi è stato uno dei più importanti paesaggisti italiani del XIX secolo. Nacque a Reggio Emilia nel 1818 e scomparve a Torino nel 1882. La prima formazione avvenne a Reggio sotto la guida di Prospero Minghetti. Nel 1847 si trasferì a Torino per partecipare alla Prima Guerra d’Indipendenza. Seguì un periodo di viaggi in giro per l’Europa che lo aprirono alle nuove idee in tema di pittura di paesaggio. Fondamentale fu l’esperienza parigina (1855 e 1861) che lo mise in contatto con la Scuola di Barbizon e Corot e quella londinese (1865) che gli fece conoscere Turner e Constable. Nel 1868 venne chiamato a dirigere l’Accademia di Belle Arti di Lucca e poi, nel 1869 divenne direttore dell’Accademia Albertina di Torino, dove rimarrà per quasi tutto il resto della sua vita. Nel 1901 la Biennale di Venezia gli tributò una grande rassegna delle sue opere.