Cesare Maggi – Senza titolo
Maggi Cesare

Il paesaggio è stato da sempre protagonista nella ricerca artistica, sia come ambientazione, come sfondo, ma anche come soggetto esso stesso. La descrizione naturalistica del paesaggio è stata una delle maggiori aspirazioni per gli artisti di ogni epoca. Ogni periodo storico ha dato la propria interpretazione del paesaggio contribuendo all’evoluzione della sua descrizione: dapprima con […]
- Tecnica: Olio su tavola
- Dimensione: 31x42
- Certificato: autentica sul retro
- Codice prodotto: mrav001
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DESCRIZIONE
Il paesaggio è stato da sempre protagonista nella ricerca artistica, sia come ambientazione, come sfondo, ma anche come soggetto esso stesso. La descrizione naturalistica del paesaggio è stata una delle maggiori aspirazioni per gli artisti di ogni epoca. Ogni periodo storico ha dato la propria interpretazione del paesaggio contribuendo all’evoluzione della sua descrizione: dapprima con una ricerca sullo spazio, tramite la prospettiva brunelleschiana nel primo Rinascimento; poi sulla resa atmosferica nel Cinquecento; fino ad arrivare alla rappresentazione di ogni singola vibrazione della luce sugli oggetti nell’Impressionismo.
L’opera di piccolo formato, ha un carattere bozzettistico rispetto alla produzione ufficiale di Cesare Maggi e mostra un lato insolito del grande pittore paesaggista. Possiamo apprezzare, infatti, un fare artistico più spontaneo ed istintivo, rispetto alle sue composizioni equilibrate. Il tratto con cui viene rappresentata questa piccola veduta è rapido e le forme prendono vita con pochi tocchi veloci. C’è, in poche parole, un prevalente carattere postimpressionistico che indica sì la volontà di realizzare un’opera nel pieno rispetto di un’estetica verista, ma carica di un’espressività legata alla gestualità del pittore. Il colore è predominante, sia nella descrizione dello spazio, tramite variazioni tonali, che nella registrazione di tutte le vibrazioni luminose. La stesura è quasi materica ed anche la tavolozza prende delle sfumature tendenzialmente simboliste.
Cesare Maggi, nato a Roma nel 1881 da genitori teatranti, è allievo di Vittorio Corcos a Firenze, di Gaetano Esposito a Napoli, di Fernand Cormon a Parigi. Conquistato dalla pittura di Giovanni Segantini si dedica al divisionismo ritraendo paesaggi alpini engadinesi e valdostani, spesso vivacizzati dall’inserimento di figure e animali. Diventato amico del pittore Giacomo Grosso a Torino nel 1901, si orienta con successo verso il genere del ritratto, accantonando la tecnica divisionista. Pur prediligendo ancora le vedute d’alta montagna, amplia i propri soggetti impegnandosi anche nelle marine e nelle nature morte, utilizzando una tecnica che con accenti divisionisti accosta una stesura ad impasto e a larghi tocchi di colore, risentendo tra il 1920 e il 1930 anche dell’influenza del movimento artistico Novecento. Nella fase tarda ritorna ad un naturalismo più illustrativo. Nel 1912 partecipa alla Biennale di Venezia con l’onore di una sala a lui interamente dedicata, mentre nel 1935 viene designato insegnante alla Cattedra di Pittura presso l’Accademia Albertina, carica che mantiene fino al 1951. Dieci anni più tardi Cesare Maggi muore a Torino.