Attribuito a Filippo D’Angeli – Città di mare, paesaggio con figure a Pozzuoli

Il soggetto del paesaggio urbano è già presente in epoca Medievale e Moderna, ma prevalentemente in maniera idealizzata. Le scene di vita cittadina diventano temi tipici con un’interpretazione più verosimile a partire dal XIX secolo. Ricordiamo come subito dopo le correnti realiste dell’Ottocento anche gli impressionisti diedero molta rilevanza al quotidiano, alla vita di tutti […]
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensione: 71x95
- Anno: 1587-1629
- Codice prodotto: RBET005
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DESCRIZIONE
Il soggetto del paesaggio urbano è già presente in epoca Medievale e Moderna, ma prevalentemente in maniera idealizzata. Le scene di vita cittadina diventano temi tipici con un’interpretazione più verosimile a partire dal XIX secolo. Ricordiamo come subito dopo le correnti realiste dell’Ottocento anche gli impressionisti diedero molta rilevanza al quotidiano, alla vita di tutti i giorni, con un certa predilezione, però, verso la frenesia della città, la folla, il traffico e ambientazioni tipicamente borghesi. L’opera in oggetto è stata attribuita a Filippo D’Angeli, pittore vissuto tra XVI e XVII secolo, da una perizia effettuata dalla restauratrice Daniela Campagnola. Si tratta di un artista nella cui produzione ricorre spesso il soggetto del paesaggio urbano, della veduta cittadina ripresa da lontano e ambientata in un’atmosfera notturna come nell’opera in oggetto.
L’opera presenta un’eccellente qualità pittorica nel delineare il paesaggio tramite una descrizione precisa e dettagliata, ma mantenendo una grande freschezza esecutiva e un certo carattere visionario. Infatti, anche se l’artista autore è fedele ad un grande realismo nella rappresentazione, la sua pennellata è estremamente libera e sciolta, sintetica a tratti. Questo permette di fondere perfettamente gli oggetti nell’atmosfera e di connotare l’intero paesaggio con un aspetto vivo e naturale. Questo realismo descrittivo e questo interesse per la quotidianità del mondo urbano, potrebbero avere a che vedere con una certa influenza fiamminga che potrebbe aver influenzato la formazione dell’artista autore di questo dipinto. Straordinario è soprattutto l’uso della luce. Infatti la consueta atmosfera oscura, tipica della pittura tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo viene squarciata da repentini bagliori luminosi che, con una perfetta regia, illuminano l’agglomerato urbano e vanno a riflettersi nello specchio d’acqua con bagliori argentei.
L’opera è stata attribuita da una perizia della restauratrice Daniela Campagnola (ripresa da una scheda compilata dallo storico dell’arte Giuliano Briganti) a Filippo D’Angeli, il cui vero nome fu Filippo Teodoro di Liagno e fu conosciuto anche come Filippo Napoletano. Fu un artista romano, nato nel 1589 e scomparso nel 1629, ma ben presto si trasferì a Napoli dove la sua formazione venne fortemente influenzata dagli artisti fiamminghi presenti nella città partenopea. Tornato a Roma nel 1914 entrò a far parte della cerchia di artisti protetti dal cardinale Del Monte. Viene ricordato soprattutto per i suoi paesaggi dal carattere realista, ma sempre ambientati in suggestive atmosfere notturne dal carattere visionario.