DESCRIZIONE
Il soggetto della “Deposizione di Cristo” è molto diffuso nell’arte sacra occidentale. Esso si è sviluppato in epoca medievale, dapprima negli affreschi istoriati con gli episodi della Passione e poi come soggetto singolo. Si è diffuso poi largamente durante il Rinascimento e per tutto il XVII secolo. “La Deposizione” ha due varianti fondamentali: la prima tipologia riguarda il recupero del corpo di Cristo dalla croce; la seconda il suo trasporto e inumazione nel sepolcro. Il dipinto in oggetto fa parte della prima tipologia. I personaggi rappresentati sono ricorrenti: l’uomo che regge il lenzuolo andrà identificato in Giuseppe d’Arimatea o Nicodemo, sempre impegnati nel trasporto del corpo. Le due donne in primo piano, invece, dovrebbero essere la Madonna Addolorata e la Maddalena, riconoscibile per i capelli rossi. Protagonista è sempre il corpo di Cristo, ostentato nel suo sacrificio di redenzione. Nello specifico, secondo un expertise effettuato sulla presente opera, essa sarebbe una replica con varianti dello stesso soggetto conservato al Louvre di Parigi ed attribuito a Luca Martinelli, artista collaboratore di Giambattista Da Ponte.
L’attribuzione a Luca Martinelli, dunque, avvicina l’esecuzione di questa opera alla bottega dei Bassano, che tra il XVI ed il XVII secolo fu tra le più importanti dell’area veneta e non solo. Anche la maniera pittorica con cui il dipinto è stato eseguito potrebbe confermare tale appartenenza. L’elaborazione di una composizione tutta compressa in primo piano, che preclude ogni apertura paesaggistica, indica una forte influenza della pittura manierista, tipica della produzione bassanesca. Così, in maniera decisamente scenografica, i personaggi vanno a formare un’ideale circolo, al centro del quale viene ostentato il corpo del Cristo, protagonista assoluto del dipinto. L’impatto scenografico della scena viene poi alimentato dallo straordinario uso della luce, che lascia quasi in penombra gli astanti, mentre pone in pieno risalto il torace di Gesù, evidenziandone la muscolatura che ancora si rifà ad un ideale di bellezza classico. Questo uso della luce, così teatrale, fatto di improvvisi bagliori, è sicuramente legato alla forte influenza che la maniera del Tintoretto aveva sulla bottega dei Bassano, anche se i toni tenebrosi di questa opera la avvicinano già ad un’estetica seicentesca, quasi caravaggesca. Dal punto di vista formale l’artista presenta un’ottima qualità pittorica, nella perfetta resa naturalistica delle figure monumentali, i cui volumi sono amplificati dagli ampli panneggi. Perfetta, inoltre, l’unità tonale di tutta la superficie dell’opera.
L’opera è stata attribuita a Luca Martinelli, pittore che insieme al fratello Giulio fu attivo nella bottega bassanesca di Giambattista Da Ponte tra XVI e XVII secolo. Secondo alcuni studi fu originario di Asolo e morì nel 1629. I due fratelli entrarono nella bottega dei Bassano già ai tempi di Jacopo, di cui divennero discepoli e cercarono di imitarne la maniera.