ERCOLANI ERNESTO

ERCOLANI ERNESTO

ERCOLANI ERNESTO

Nacque ad Ascoli Piceno il 18 febbr. 1909 da Giuseppe, avvocato, e da Teresa Salviati. Nel 1926, nonostante un brillante inizio, abbandonò il liceo classico “Stabili”, dove era iscritto, per dedicarsi alla pittura prendendo lezioni dal prof. P. Nardini. Nel 1928 partecipò agli esami di ammissione al Museo artistico industriale e alla scuola libera di […]

  • Tecnica: Olio su tela

  • Stato di conservazione: Ottimo
  • Tiratura: OPERA UNICA
  • Codice prodotto: ISAPALL005

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DESCRIZIONE

Nacque ad Ascoli Piceno il 18 febbr. 1909 da Giuseppe, avvocato, e da Teresa Salviati. Nel 1926, nonostante un brillante inizio, abbandonò il liceo classico “Stabili”, dove era iscritto, per dedicarsi alla pittura prendendo lezioni dal prof. P. Nardini. Nel 1928 partecipò agli esami di ammissione al Museo artistico industriale e alla scuola libera di nudo di Roma, che frequentò a partire dall’anno seguente insieme con G. Bonichi detto Scipione, sotto la guida di F. Ferrazzi e G. Rosso. Divenne anche amico di M. Mafai e nello stesso periodo frequentò gli artisti della villa Strohl-Fern.

Dopo un’interruzione per il servizio militare, nel 1930 venne ammesso all’accademia di Bologna, dove ebbe per maestri A. Majani e F. Giacomelli per la figura e G. Morandi per l’incisione. Frequentò gli ultimi due anni di corso all’accademia di belle arti di Roma, seguendo le lezioni di U. Coromaldi e P. Rizzo.

Del primo insegnamento rimasero a lungo nella sua pittura i ricordi, sia pure sottilmente ironizzati, delle nature morte morandiane, come mostra l’affastellamento nelle sue composizioni di vecchie caffettiere, lanterne a petrolio, bricchi, bottiglie e brocche; ne sono testimonianza le numerose nature morte e il disegno dal titolo emblematico: Bottiglie morandiane, del 1932 (Papò, 1984, p. 18, n. 117). Malgrado il sodalizio scolastico con Scipione e la frequentazione con l’ambiente della “Scuola romana”, si mantenne isolato e schivo (Melloni, 1970). Per contro, sin dagli inizi si fece subito notare per la carica sarcastica e umorale della sua pittura, sensibilizzata dalle letture e dagli autori ai quali andava la sua predilezione come H. Daumier del Charivari e della Caricature, ma anche Goya, Ensor, Permeke e Chagall.

Ciò che maggiormente lo interessava era l’uomo e il suo rapporto con la società. A partire dal 1933, giovanissimo, collaborò con disegni illustrativi alla Fiera letteraria. Fra il 1932 e il 1939 partecipò a quasi tutte le mostre sindacali marchigiane e nel 1935 alla I Mostra interregionale sindacale di belle arti di Firenze, dove ottenne il premio delle corporazioni.

Nel 1936, in seguito alla morte del padre, avvenuta nell’aprile dell’anno precedente, e alla sopraggiunta malattia della madre, fu costretto ad accettare l’incarico di bibliotecario comunale ad Ascoli Piceno. Nel giugno dello stesso anno venne nominato membro della giuria per la Mostra interprovinciale del sindacato degli artisti marchigiani. Nel 1939 una sua incisione, Composizione, venne accolta alla III Quadriennale di Roma (catalogo, p. 273). L’anno dopo partì per il fronte occidentale, dove esercitò importanti attività di cartografo e fotografo. Dopo l’armistizio, fu fatto prigioniero dai Tedeschi e trascorse nove mesi (settembre 1943-giugno 1944) in vari campi di prigionia (cfr. Papò, 1984, p. 18), dove realizzò numerosi pastelli e disegni carichi di impressioni derivate da questa tragica esperienza.

Solo nel 1945 poté riprendere la sua normale attività artistica. Nel 1949 partecipò alla Mostra d’arte marchigiana tenutasi ad Ascoli Piceno, dove ottenne il primo premio. Nel marzo dello stesso anno tenne la sua prima personale alla galleria L’Obelisco di Roma, dove espose una selezione di dodici acquarelli per lo più dai soggetti intimisti, come Canzone nostalgicaMalinconiaIdillio, due disegni e un dipinto ad olio. Sempre nel 1949, in dicembre, una selezione di novantotto opere venne presentata da R. Papò presso la Biblioteca universitaria di Cagliari.

Una caratteristica del suo lavoro di incisore fu la creazione di monotipi derivati da una matrice vitrea che egli denominò “fumages”, riesumando un termine degli argentieri rinascimentali e raggiungendo con questa tecnica una accentuata preziosità luministica attraverso un serrato dialogo dei bianchi e dei neri. Tre di questi “fumages”, Eremita tentato dai demoniArabi spaventati Contadine sorprese dal fantasma di Pulcinella, vennero esposti alla XXVIII Biennale di Venezia del 1956 (catal., p. 151).

Nel 1958 si manifestò, con una grave emorragia retinica, la prima crisi che lo avrebbe poi portato alla cecità. Al 1959 appartiene una breve parentesi astratta durata circa un anno e poi abbandonata per tornare ad una più aperta figurazione (Gagliardi, 1971). Nel 1963 venne colpito da una nuova grave emorragia agli occhi che lo costrinse ad un ricovero all’ospedale S. Camillo di Roma. Tra il 1965 e il 1970 seguirono una serie di ricoveri per la cura degli occhi.

Dal 1950 aveva rivestito l’incarico di conservatore della Civica Pinacoteca di Ascoli Piceno e nel 1970 la salute malferma lo costrinse al pensionamento.

Nello stesso anno pubblicò un volume di sessantacinque disegni dal titolo Poesie, tirato in trecento copie numerate e firmate, fuori commercio e dato in omaggio, attualmente introvabile. I gruppi Culturale G9 e Nuove Presenze di Ascoli Piceno organizzarono nel 1971, nell’ambito della Rassegna nuove presenze di Acquasanta Terme, una mostra a lui dedicata, costituita da undici dipinti dal titolo Composizioni, tutti del 1959, che consistono in una rielaborazione delle esperienze operate dai movimenti di avanguardia di inizio secolo. Nell’ottobre del 1973 tenne la sua seconda mostra personale alla galleria 8G di Ascoli Piceno, presentando una ventina di opere realizzate fra il 1950 e il 1970.

Morì ad Ascoli Piceno il 23 genn. 1974.

A due anni dalla sua scomparsa il Comune della città allestì una rassegna commemorativa con cinquantaquattro opere di proprietà della vedova. Fra queste, quasi tutte composte fra il 1965 e il 1970, figuravano una SLucia di sentore spagnolo, molti Paesaggi di spunto realistico e di svolgimento fantastico ed alcuni busti-ritratto.

Fonti e Bibl.: Necr. in Il Resto del carlino, 24 genn. 1974; La Voce repubblicana, 26 genn. 1974; D. Pettinelli, La mostra dei pittori e scultori marchigiani, in Il Messaggero, 10 luglio 1932; Primavera fiorentina (catal.), Firenze 1933, p. 120; M. Longarelli, Terza mostra sindacale marchigiana d’arte, in Corriere adriatico, 13 luglio 1935; R. Strinati, Tre pittori ascolaniFlajaniCastelliE., in Il Giornale d’Italia, 30 dic. 1937; S. Mattioli, Dove EEvive i suoi fantastici e misteriosi sogni d’arte, in Il Messaggero, 18 apr. 1940; G. Armandi, E., in Fiera letteraria, 24 ott. 1946; Gall. dell’Obelisco, EE. (con presentaz. di N. Ciarletta), Roma 1949 (cfr. recens. in Il Quotidiano, Roma, 15 apr. 1949; Fiera letteraria, 17 apr. 1949); R. Papò, Mostra a Cagliari, in Il Giornale del Mezzogiorno, 10 apr. 1950; G. Armandi, Artisti italianiEE., in Fiera letteraria, 13 ag. 1950; L. S., Ilpittore EE., in L’Appennino (Ancona), 22 dic. 1957; C. Melloni, I “fumages” di E., in Voceadriatica, 18 marzo 1958; G. Armandi-C. Melloni, Omaggio a E., ibid., 21 febbr. 1971; G. Gagliardi, Omaggio a E., in Il Resto del carlino, 3 sett. 1971; C. Melloni, Doveroso omaggio a E.E., in Il Messaggero, 15 sett. 1971; E., il pittore cheevita la popolarità, in Il Resto del carlino, 19 ott. 1973; A. Centinaro, “Prima” di Ead Ascoli, in Il Tempo, 20 ott. 1973; Si apre oggi la prima mostraascolana di EE., in Il Messaggero, 20 ott. 1973; G. Armandi, L’amico pittore, in Corriere adriatico, 2 febbr. 1975; R. Papò, Ecommemorato, in Fieraletteraria, 15 febbr. 1976; Ricordo del pittore EE., in Il Tempo, 28 febbr. 1976; G. Malatesta, Uno spazio per ricordare la personalità di EE., in Il Resto del carlino, 10 genn. 1978; R. Papò, EE., pittoreincisorescultore ascolano, Ascoli Piceno 1984.

 


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