Falso d’Autore di Mario Schifano – Senza titolo
Schifano Mario (Falso d'Autore)
L'opera è stata giudicata non archiviabile dalla Fondazione Monica Schifano.
- Tecnica: Tecnica materica su tela
- Dimensione: 70x50
- Codice prodotto: EGUA001
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DESCRIZIONE
Il paesaggio è stato da sempre protagonista nella ricerca artistica, sia come ambientazione, come sfondo, ma anche come soggetto esso stesso. La descrizione naturalistica del paesaggio è stata una delle maggiori aspirazioni per gli artisti di ogni epoca. Ogni periodo storico ha dato la propria interpretazione del paesaggio contribuendo all’evoluzione della sua descrizione: dapprima con una ricerca sullo spazio, tramite la prospettiva brunelleschiana nel primo Rinascimento; poi sulla resa atmosferica nel Cinquecento; fino ad arrivare alla rappresentazione di ogni singola vibrazione della luce sugli oggetti nell’Impressionismo. Mario Schifano, alla cui opera è ispirato questo dipinto, porta alle estreme conseguenze la pittura paesaggistica che, coerentemente con la sua ricerca, diviene una potente espressione gestuale e nasce da una profonda riflessione nei rapporti tra arte, immagine massificata e tecnologia.
L’opera, ispirata al lavoro di Mario Schifano, è un chiaro esempio di veduta paesaggistica espressionista e astratta. La natura viene interpretata in modo estremamente sintetico, con un esercizio di riduzione quasi brutale. La superficie è completamente bidimensionale, senza concedere nulla alla profondità spaziale. Le pennellate delineano le forme in maniera molto tormentata e nervosa. Il colore è usato secondo un’interpretazione emotiva e spirituale, senza alcuna connessione con la realtà. L’opera risulta, dunque, molto significativa della concezione dell’artista sulla pittura di paesaggio. Per Mario Schifano la bidimensionalità della superficie pittorica è paragonabile a quella di uno schermo televisivo, un monitor. Per questo il suo ductus pittorico, legato alla gestualità dell’Espressionismo Astratto americano, può essere interpretato anche come interferenza, un disturbo elettrico di una visione del mondo filtrata attraverso la tecnologia. Vi è poi un altro tema rilevante, più legato ad un’estetica Pop. Le immagini prese da Schifano sono sempre banali, stereotipate, da cartolina kitsch. Ma sull’immagine massificata agisce il pittoricismo dell’artista che dà un nuovo significato e una nuova poetica a ciò che è ordinario e mediocre.
L’opera è ispirata alla produzione di Mario Schifano, artista romano nato nel 1934 ad Homs in Libia. Fu il principale esponente della Scuola di Piazza del Popolo. Si tratta di un gruppo di pittori che si riuniva al Caffè Rosati ed era accomunato da un linguaggio artistico che si rifaceva alla Pop Art ma secondo una nuova sensibilità che risentiva anche delle sperimentazioni dell’Espressionismo Astratto Americano. E’ spiccatamente Pop l’uso di simboli della società dei consumi, ripetuto in maniera seriale, ma la loro interpretazione pittorica, sporca o materica o con tecniche gestuali come il dripping, ne dà una nuova visione e una diversa riconfigurazione. Mario Schifano è scomparso a Roma nel 1998.