Attribuito a Francesco Sampietro – Senza titolo
Sampietro Francesco

- Tecnica: Olio su tela
- Dimensione: 150x120
- Codice prodotto: GASC001
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DESCRIZIONE
Il soggetto dell’opera riporta, probabilmente, un episodio legato alla Guerra d’Indipendenza Greca (forse l’opera citata in Matteucci “Il patriarca d’Anernania benedice la bandiera della gioventù ateniese nella guerra per l’indipendenza ellenica”). Certo è che ci troviamo di fronte ad uno straordinario esempio di pittura ottocentesca di storia di ambito romantico. Dopo la stagione del Neoclassicismo, focalizzata sull’antichità classica, la reazione romantica portò nuovi elementi di studio e d’interesse. Il Romanticismo, infatti, esaltava le virtù dello spirito umano e tutto ciò si esplicò anche in una celebrazione e relativo interesse del genio dei singoli popoli. Questo vuol dire che, già dalla fine del XVIII secolo e per tutto il XIX, la nuova estetica romantica favorì lo studio e l’interesse verso le tradizioni e la storia dei popoli. Tutto ciò in Italia ebbe un’importanza particolare in concomitanza con la stagione risorgimentale, laddove la scelta di episodi specifici di moti indipendentisti assumevano un peculiare significato simbolico nella lotta di liberazione dalla dominazione straniera per l’unità della penisola. L’opera in oggetto appartiene sicuramente a questo contesto culturale.
Anche il carattere dell’opera è perfettamente in linea con l’ambito della pittura storicista ottocentesca. Già a partire dalla composizione possiamo rilevare degli elementi tipici di quel genere pittorico. Il sentimento espresso si esplica in una drammaticità intensamente patetica, che è tipica della rievocazione storica di epoca romantica, tesa ad esaltare le passionalità e le virtù dell’animo. Parallelamente, altra peculiarità, è il carattere eminentemente didascalico dell’impostazione generale: la scena, benché affollata, viene narrata con estrema chiarezza con un gusto molto accentuato ed anche sottilmente idealizzato, nella descrizione dei costumi e dell’ambiente. Anche da un punto di vista più strettamente stilistico le prerogative della pittura storicista del XIX secolo vengono rispettate nello sviluppo di una maniera che si rifà dichiaratamente alla grande stagione del Rinascimento italiano, a Raffaello in particolare. Questo va inteso nella ricerca di una perfetta resa naturalistica e di una monumentalità delle figure, nonché di una perfetta fusione atmosferica dei soggetti nello spazio, che l’artista riesce ad ottenere grazie alla qualità straordinaria della sua tecnica. Rispetto alla pittura cinquecentesca però vanno rilevate delle differenze che rendono quest’opera peculiarmente romantica ed ottocentesca. Infatti, facendo riferimento ancora alla composizione, possiamo constatare una certa forzatura dell’armonia e dell’unità tipiche del Rinascimento nell’affollamento della scena e nel suo accentuato patetismo, dovuti proprio a quel gusto di narrazione didascalica tipico dell’ambito culturale da cui l’opera proviene.
L’opera è attribuibile a Francesco Sampietro, Garlasco (Pavia) 1815 – ? 1892. Studiò a Pavia e a Milano (1832-1839), quindi soggiornò a Roma e a Venezia e negli anni ’50 si trasferì a Torino, dove insegnò all’Accademia Albertina (1860) e dove espose fino al 1884. Le opere inviate alle mostre milanesi e torinesi indicano una costante predilezione per i soggetti storici e letterari (Il patriarca d’Anernania benedice la bandiera della gioventù ateniese nella guerra per l’indipendenza ellenica, esposto a Milano nel 1859; Erminia e Vafrino assistono Tancredi, esposto a Torino nel 1869), ai quali affiancò temi legati alle guerre d’Indipendenza oppure celebrativi della dinastia sabauda (Emanuele Filiberto riceve gli Ambasciatori di Solimano II, esposto a Torino nel 1862). Trattò anche soggetti di genere e di costume popolare.