Franco Girosi – Senza titolo

Franco Girosi – Senza titolo

Girosi Franco

I soggetti delle opere di Franco Girosi sono sempre inusuali e ricercati. La sua produzione pittorica si è sempre attestata su temi figurativi, focalizzandosi su il paesaggio o la natura morta, ma anche su soggetti di storia. In seguito le immagini da lui rappresentate iniziano ad acquisire un’accezione sempre più allegorica e le sue nature […]

  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensione: 50x70

  • Codice prodotto: FDEL002

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DESCRIZIONE

I soggetti delle opere di Franco Girosi sono sempre inusuali e ricercati. La sua produzione pittorica si è sempre attestata su temi figurativi, focalizzandosi su il paesaggio o la natura morta, ma anche su soggetti di storia. In seguito le immagini da lui rappresentate iniziano ad acquisire un’accezione sempre più allegorica e le sue nature morte, oltre a mostrare l’interesse del pittore per i valori plastici, cominciano a rientrare nei canoni di un’estetica metafisica. In questo senso è fondamentale per Girosi uno pilastri del movimento fondato da De Chirico, ovvero il recupero di immagini dal passato che, per il pittore napoletano, si tramuta in composizioni di reperti archeologici inseriti in una natura aspra, fatta di scenari rocciosi. Nel caso di quest’opera l’artista elabora un soggetto davvero insolito, ritraendo due fossili animali ancora incorporati nella stessa porzione di paesaggio roccioso.

Se per quanto riguarda le tematiche da sviluppare Girosi segue la Metafisica nella proposizione di oggetti del passato al fine di creare una sensazione di straniamento grazie alla loro inaspettata apparizione, se ne discosta, invece, per quanto riguarda la loro resa formale. Infatti il fare pittorico di Franco Girosi è completamente agli antipodi dell’iperrealismo asciutto di un De Chirico. La stesura risulta completamente vibrante, mossa da un tratteggio irrefrenabile che quasi dissolve la materia. La ricerca di Franco Girosi parte, piuttosto, da Cèzanne e dalle premesse del post-impressionismo, nel senso di trasferire nella rappresentazione dell’oggetto vibrazioni che siano non solo atmosferiche ma anche emotive allo stesso tempo, portando queste istanze alle sue massime conseguenze. Il segno diviene, così, calligrafico e la stesura acquisisce dei connotati gestuali, trasfigurando tutto nella dimensione senza tempo della memoria, pur mantenendo un contatto irrinunciabile con il dato fenomenico.

Franco Girosi è stato un pittore napoletano, nato nel 1896 e scomparso nel 1987. Dal 1930 al 1948 espone alla Biennale di Venezia. Partecipa alle prime sei Quadriennali romane, a cui seguono numerose mostre personali in tutta Italia e all’estero. A partire dagli anni Trenta la sua pittura, allegorica e metafisica, sviluppa i soggetti del paesaggio, delle figure, emblematiche e monumentali, e della natura morta. Tra il 1957 e il 1962 vive un periodo di profondo ripensamento, in seguito al quale inizia una nuova fase della sua pittura: nei suoi paesaggi compaiono reperti archeologici che spiccano – come tracce d’una presenza umana ormai lontana – tra le rocce, dando vita a scenari fantastici resi con note cromatiche irreali e delicate.


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