Amedeo Ghesio Volpengo – Figurine
Volpengo Ghesio Amedeo
- Tecnica: olio su cartoncino
- Dimensione: 15,5x21,6
- Certificato: presente
- Codice prodotto: ACER002
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DESCRIZIONE
Il soggetto rientra nella tipologia della scena di genere, ovvero la rappresentazione di un episodio di vita quotidiana che, apparentemente, non ha alcun elemento significativo. Questo tipo di soggetti domestici furono a lungo considerati come minori e cominciarono a diffondersi, nell’arte occidentale, solo a partire dal XVII secolo. Solo con lo sviluppo delle correnti realistiche ottocentesche i soggetti della vita di tutti i giorni furono considerati della stessa importanza di quelli storici o religiosi. L’opera in oggetto fa parte di una serie in cui l’artista Amedeo Ghesio Volpengo da un’interpretazione piuttosto originale della scena presa dalla realtà quotidiana. Piccole figure appaiono quasi sperdute in paesaggi decontestualizzati. Tutto ciò dà un aspetto, alla composizione, quasi metafisico ed esistenziale, in un paradossale contrasto con il vivace linguaggio impressionistico-verista di questo artista.
L’opera di piccolo formato, che ha un carattere bozzettistico rispetto alla produzione ufficiale di Ghesio Volpengo, mostra un lato insolito del grande artista torinese. Possiamo apprezzare, infatti, un Volpengo più spontaneo ed istintivo, rispetto alle sue composizioni equilibrate. Il tratto con cui viene rappresentata questa piccola scena è rapido e le forme prendono vita con pochi tocchi veloci. C’è, in poche parole, un prevalente carattere impressionistico che indica sì la volontà di realizzare un’opera nel pieno rispetto di un’estetica verista, ma carica di un’espressività legata alla gestualità del pittore. Il colore è predominante, sia nella descrizione dello spazio, tramite variazioni tonali, che nella registrazione di tutte le vibrazioni luminose, con il fitto tratteggio della stesura.
Amedeo Ghesio Volpengo, Torino 1847 – 1889. Di famiglia aristocratica cuneese, iniziò a dipingere da autodidatta per frequentare poi l’Accademia Albertina di Torino. Maturò come sensibile paesista, devoto alla “poesia del vero” appresa da Fontanesi. Fu attratto anche dalla rappresentazione della figura umana e disegnò soprattutto a carboncino. Le sue opere, acquistate soprattutto in Francia, furono esposte a Torino, Milano, Genova, Roma (1883, Sette studi dal vero). Numerose tele sono conservate presso la torinese Galleria Civica d’Arte Moderna (Crepuscolo a Bastia di Mondovì, esposto a Torino nel 1870; Ritorno a sera in Vanchiglia, esposto a Torino nel 1872; Scalone del Castello del Valentino, Autoritratto, Ultimi tocchi, Ghesio nello studio).