Giacomo Manzù – Il pittore e la modella
Manzù Giacomo

- Tecnica: Acquaforte
- Dimensione: 60x75
- Certificato: si
- Tiratura: Esemplare 80/125
- Codice prodotto: LTOM003
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DESCRIZIONE
Per quanto riguarda i soggetti in cui viene ritratto lo stesso artista nel suo studio o raffigurato all’opera, si può partire da illustri esempi già nel XVII secolo, in concomitanza con la presa di coscienza del ruolo dell’artista: possiamo citare “Lo studio dell’artista” di Vermeer o “Las Meninas” di Velàzquez. Questo tipo di soggetto ha avuto un certo successo anche nel XIX secolo, con l’avvento delle correnti realiste nella Storia dell’Arte europea, e l’esempio più famoso, a tale riguardo, rimane proprio “L’atelier dell’artista” di Gustave Courbet.
Anche in un’opera così minimale, caratterizzata da un’essenzialità di mezzi espressivi, possiamo ammirare le peculiarità del linguaggio artistico di Giacomo Manzù. Così, come nella scultura, anche quest’opera incisoria si distingue proprio per quell’esaltazione del plasticismo che connota la ricerca dell’artista bergamasco. Un plasticismo gonfio, ispirato a delle forme arrotondate e la cui essenzialità fa riferimento anche ad un gusto aperto alle influenze dell’architettura e del design. La peculiarità che rende quest’opera straordinaria consiste nel fatto che tale esaltazione dei valori plastici viene raggiunta da Manzù con dei semplici mezzi espressivi. Tramite poche linee l’artista, con un’indole che è propria dello scultore, rileva i volumi del soggetto dotandolo, allo stesso tempo, di una certa caratterizzazione fisionomica ed espressiva.
Giacomo Manzù è lo pseudonimo di Giacomo Manzoni, scultore nato a Bergamo nel 1908 e scomparso a Roma nel 1991. Dopo un breve soggiorno a Parigi, nel 1929 si trasferisce a Milano, dove partecipa a una mostra presso la galleria il Milione. Alcuni suoi lavori vengono esposti prima alla Triennale di Milano del 1933 e poi alla galleria ‘Cometa’ di Roma. Nel 1940 ottiene la cattedra di scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, ma ben presto si sposta a Torino e inizia a insegnare scultura all’Accademia Albertina. Nel 1943 il suo nudo Francesca Blanc vince il premio della Quadriennale di Roma. Finita la guerra torna a insegnare, prima all’Accademia di Brera, fino al 1954, e poi a Salisburgo, fino al 1960. Lavora alla realizzazione di diverse porte monumentali: la Porta della Morte per la Basilica di San Pietro in Vaticano (1964), la Porta dell’Amore per il Duomo di Salisburgo (1955 – 1958), e la Porta della Pace e della Guerra per la chiesa di Saint Laurens a Rotterdam (1965 – 1968). Nel 1979 dona la sua intera collezione allo stato italiano. Del 1989 è la sua ultima grande opera, una scultura in bronzo alta 6 metri posta di fronte alla sede dell’ONU a New York.