Giuseppe Gentili – Il fumatore di pipa

Giuseppe Gentili – Il fumatore di pipa

Gentili Giuseppe

Nella storia dell’arte spesso si può fare una netta distinzione tra correnti stilistiche figurative o astratte. Quando, però, l’obiettivo di un’artista è quello di rappresentare un oggetto che abbia riscontro con la realtà fenomenica ma, allo stesso tempo, sia carico di significati reconditi e simbolici, questo confine può diventare labile. In questo caso Giuseppe Gentili […]

  • Tecnica: Scultura
  • Dimensione: 170x70

  • Codice prodotto: SMAR001

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DESCRIZIONE

Nella storia dell’arte spesso si può fare una netta distinzione tra correnti stilistiche figurative o astratte. Quando, però, l’obiettivo di un’artista è quello di rappresentare un oggetto che abbia riscontro con la realtà fenomenica ma, allo stesso tempo, sia carico di significati reconditi e simbolici, questo confine può diventare labile. In questo caso Giuseppe Gentili si muove nell’ambito figurativista ma esercitando delle forzature espressionistiche.

In questa scultura possiamo vedere come Giuseppe Gentili sia alla ricerca di un canone estetico artificiale, egli parte dalla realtà ma si prende la licenza di modificarla ai fini della creazione di un’opera espressiva. La figura del fumatore di pipa viene quindi deformata, le sue proporzioni allungate, mentre il suo corpo viene destrutturato e ricostruito in un sovrapporsi di piani che concede all’opera un ritmo dinamico e concitato. La bellezza di quest’opera sta proprio nella sua estetica industriale unita alla suggestione cubista della scomposizione del soggetto e dei molteplici punti di vista.

Giuseppe Gentili (Pollenza, 1942 – Camerino, 2018). Frequenta gli studi artistici e consegue il Diploma di Maestro d’Arte nel 1963. A venticinque anni espone le sue prime opere in scultura, con consenso di pubblico e di critica. Di lui si interessano per il collezionismo: Charlie Chaplin, che acquista tre opere; Federico Fellini, il regista delle favole folli; Pablo Picasso, che accetta l’offerta di un “Don Chisciotte”, figura emblematica nella produzione dello scultore. L’artista iberico pone l’opera, alta più di due metri, nel parco della sua villa di Mongius (Nice). Espone a Montréal (Canada) e a Nizza, città dove, in occasione del terzo “Grand Prix de New York”, gli viene assegnata la targa “Plaquette d’or – Statue de la Libertè”. Nel 1979, l’artista si trasferisce a Spoleto, instaurando con il Festival dei Due Mondi un proficuo lavoro dialettico, che si traduce in mostre e in celebrazioni della sua arte (Spoleto Magazine). Seguono opere di impegno umano e valenza sociale: dalla ricerca indirizzata verso episodi della Bibbia (particolarmente drammatica la serie di Caino e Abele) al volto di Cristo della Sindone, carico di tragedia; dal Don Chisciotte al grido de L’uomo di Sarajevo.


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