Guglielmo Malato – Senza titolo
Malato Guglielmo

Il soggetto del monumento equestre, o dell’uomo a cavallo, ha origini molto antiche. Risale al mondo classico il cui più antico esempio è il “Cavaliere di Rampin” e per l’arte romana ebbe una fondamentale importanza politica. Generalmente si tratta di sculture a tutto tondo, ma non mancano i casi in cui questo soggetto compare su […]
- Tecnica: Carboncino su carta
- Dimensione: 70x50
- Anno: 1978
- Certificato: si
- Codice prodotto: MTES003
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DESCRIZIONE
Il soggetto del monumento equestre, o dell’uomo a cavallo, ha origini molto antiche. Risale al mondo classico il cui più antico esempio è il “Cavaliere di Rampin” e per l’arte romana ebbe una fondamentale importanza politica. Generalmente si tratta di sculture a tutto tondo, ma non mancano i casi in cui questo soggetto compare su supporti dipinti. Il tema dell’uomo a cavallo ha attraversato tutta la storia dell’arte, non solo occidentale, ed è diventato oggetto di ricerca per artisti contemporanei quali Marino Marini, Arturo Martini o Aligi Sassu.
L’opera fa parte di una serie di disegni in cui Guglielmo Malato adotta un linguaggio sintetico, decisamente espressionista. Sul piano formale ciò si traduce in una resa sommaria delle figure, attraverso un tratto molto nervoso e movimentato. Il disegno è energico e dinamico e sintetizza le figure secondo un ritmo forsennato di linee spezzate. Si può intuire come questi disegni siano degli studi nei quali l’interesse principale dell’artista risiede nell’esaltazione dei valori formali. Tuttavia proprio la concitazione espressa dal raffinato gioco delle linee, rendono questi disegni delle vere e proprie opere compiute.
Il pittore, scultore e decoratore ceramista Guglielmo Malato nasce a Pesaro nel 1932 dove compie gli studi presso l’Istituto d’Arte “Ferruccio Mengaroni”. Nel 1950, dopo aver conseguito il diploma alla Scuola d’Arte della città, inizia a lavorare presso la manifattura per la produzione di ceramiche artistiche “Molaroni” di Pesaro. Nel 1951 è presente, su invito di Giò Ponti, con 35 ceramiche marcate “Molaroni”, alla IX Triennale d’Arte di Milano e nello stesso anno partecipa alla II Mostra della Ceramica di Pesaro. Nel 1952 si trasferisce a Lucca dove insegna decorazione ceramica presso il locale Istituto d’Arte e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove è allievo di Ottone Rosai. Nel 1958 partecipa al Premio Modigliani di Livorno. Nel 1960 mette in mostra i suoi lavori alla Mostra Nazionale della Ceramica di Lerici e nel 1962 è presnte al Premio Nazionale per la Ceramica di Gubbio. Nel 1970 allestisce una personale alla Galleria Santa Croce di Lucca e l’anno dopo alla Galleria Il Cannocchiale di Milano. Nel 1983 riceve dal Presidente Pertini l’onorificenza di Cavaliere Ufficiale della Repubblica per meriti artistici e didattici. Alcuni suoi lavori fanno parte della collezione del Museo della Ceramica di Faenza.