La provvidenza – Marchese Giuseppe

La provvidenza – Marchese Giuseppe

Marchese Giuseppe

Il suo pennello crea ponti ipercettibili tra il mondo della speranza e la cruda realtà

  • Tecnica: Olio e mista su tela
  • Dimensione: 50x70
  • Anno: 1990

  • Certificato: si
  • Codice prodotto: SSCI001

Visualizzazioni 7207

DESCRIZIONE


Non capita tutti i giorni di venire a contatto con le opere di artisti del calibro di Giuseppe Marchese; pittore siciliano nato a Palermo l' 8/02/1938. A soli dodici anni partecipa alla sua prima mostra collettiva, avviando così un'intensa attività artistica che lo pone subito all'attenzione della critica, sia in Italia che all'estero, attraverso l'uso di un linguaggio pittorico che risulta estremamente incisivo per la forte caratterizzazione che ne ricevono luoghi, personaggi ed atmosfere della Sicilia. Marchese frequenta i pittori Guadagno,Manzella,Mirabella e Giambecchina e conosce Annigoni, Fiumi ,Guttuso e Migneco la cui influenza lo porterà a sperimentare nuove forme di impressionismo. Innumerevoli sono le sue partecipazioni a rassegne nazionali e internazionali ed a programmi radiotelevisivi di grande risonanza. Nel corso della sua pluridicennale attività ha sperimentato le tecniche più disparate, spaziando dalla pittura ad olio a quella acrilica,dall' acquerello alla tecnica mista dai murales all'incisione. Ha curato la parte iconografica di diversi libri e l'allestimento di scenografie di classici per il Teatro Biondo di Palermo e quello di Catania. Vincitore di una serie di premi in diversi concorsi di pittura, largamente presente su riviste e periodici specializzati, le sue opere si trovano presso importanti collezioni pubbliche e private. Giuseppe Marchese dipinge guidato da un'esperta conoscenza dei maestri moderni, da una forte intuizione e da un grande amore per la sua terra. Nella metà degli anni cinquanta la sua tavolozza era improntata ad una pittura di marca verista ed espressionista e ad accenti alquanto fauve. Quando abbandona i toni scuri per una pittura più luminosa e comincia a dedicare la sua attenzione alla figura umana, che trascrive in una corposa e plastica maniera, la sua nuova linea di ricerca tende a coniugare espressionismo e sintesi rappresentativa, narrativa, e potenzialità della riduzione del segno, a livello di linguaggio archetipico. Marchese, che ,intanto aveva assimilato la lezione dei più grandi maestri del Novecento, nelle sue tele, comincia a raffigurare ciò che vede nella realtà attraverso i mezzi che lui rimemora dalla storia. Dipinge paesaggi, scorci di case e di ambiente, usi e costumi della sua gente, nature morte, torrioni,mercati, pescatori, pastori, contadini,donne generose e seducenti,volti, ritratti di persone care, coltivando il mondo degli affetti e delle cose intorno.Particolarmente interessanti i quadri nel quadro che aiutano potentemente a interrompere la continuità dello spettacolo segnalando il pittore Marchese tra gli eredi più efficaci di questa lezione matissiana. Una pittura che non è dunque estemporanea ma che raccoglie il senso della struttura che è propria dell'arte impostata sui valori della composizione. Egli più che riprendere dal vero, cerca nella memoria. Siamo in presenza di un artista che si esprime con il linguaggio attraente della pittura e che ha fatto della memoria la matrice affettuosa delle sue immagini, abbandonandosi all'impulso germinante del ricordo, al battito lieve di una comprensione colta sull'orlo della coscienza come appena intravista tra le palpebre socchiuse dell'anima. Della sua Sicilia, descrive scorci di paesaggi in cui si avverte il soffio d'un poderoso vento delle origini anche quando si nota che il quadro di riferimento è cambiato profondamente. Non, dunque, immagini- cartolina, ma luoghi, atmosfere,umori dove la realtà continua ad essere più forte della sua rappresentazione. Mentre il suo linguaggio si caratterizza per una felice e raffinata ibridazione fra una figurazione con valenze narrative, influenzata dalla pittura e dall' illustrazione popolare. L'artista siciliano ,da un interesse dominato da preoccupazioni contenutistiche, dall'essenza di una narrazione e dalla descrizione in presa diretta con la tradizione contadina, passa a poco a poco ad un'attenzione più meditata e compiaciuta dei valori formali e degli accordi cromatici che si dispiegano in uno sciame barocco di luminosi colori: dal giallo al verde,dal bianco all'azzurro,dal rosso ai grigi. Muore all'età di 72 anni l'11 aprile 2010.

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