Maria Lai – Telaio di Aggius
Lai Maria

- Tecnica: Olio su tela
- Dimensione: 46x33x6,5
- Codice prodotto: AFAN001
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DESCRIZIONE
A partire dagli anni ’50 e ’60 del XX secolo si cominciarono a diffondere, nell’arte europea ed americana, le cosiddette poetiche dell’oggetto. Ricollegandosi al ready-made di dadaista memoria ci fu una nuova ondata di gruppi o movimenti che riproposero oggetti di uso quotidiano come opere d’arte. La distanza dal Dada tradizionale consistette nella grande influenza esercitata dall’Espressionismo Astratto che portò a riconfigurare gli oggetti con nuovi linguaggi e nuovi stimoli. In Italia le poetiche dell’oggetto vennero accolte in particolare dal movimento dell’Arte Povera. In questo ambito artistico si inserisce anche la ricerca di Maria Lai. La sua produzione artistica si è focalizzata sull’oggetto telaio. Sarda di origine Maria Lai effettua una connessione con uno strumento legato alle radici della sua terra, costruendo un legame tra passato e presente. La struttura del telaio viene riconfigurata dall’artista in assemblaggi sempre nuovi e dai diversi stimoli percettivi.
L’opera è uno dei famosi telai realizzati da Maria Lai. In questo caso l’artista elabora una struttura rigida in ferro e legno, a differenza di altre opere in cui veniva utilizzato il cordame in un’estetica più assimilabile a quella dell’Arte Povera. Qui invece troviamo quasi una scultura in piano nella quale la struttura del telaio viene smontata e riassemblata secondo uno spirito razionalista, geometrico e minimale. Questo tipo di ricerca viene alimentata anche dai materiali usati che danno vita ad una struttura rigida. L’abilità dell’artista sta nel creare una profonda suggestione ermetica partendo comunque dal ricordo dell’oggetto originale. Il notevole impatto estetico dell’opera si fonda anche sull’equilibrio cromatico determinato dallo sfondo rosso.
Maria Lai nasce nel 1919 a Ulassai e scompare a Cardedu nel 2013. La sua formazione avviene dapprima a Roma poi all’Accademia di Venezia dove segue le lezioni di Arturo Martini. Rientra in Sardegna, non senza difficoltà, nel 1945. Qui riprende l’amicizia con Salvatore Cambosu e insegna disegno nelle scuole elementari di Cagliari. Ritorna a Roma nel 1956 e, l’anno successivo, presso la galleria L’Obelisco, tiene la sua prima personale. Nel 1971, presso la Galleria Schneider di Roma, espone i primi Telai, un ciclo che caratterizza i dieci anni successivi e l’avvicina ai temi dell’Arte Povera, mentre negli anni Ottanta si dedica alle prime operazioni sul territorio che le varranno gli esiti più significativi della sua opera. A partire dagli anni Novanta dà vita a una serie di interventi di arte pubblica che, grazie a una visione programmatica, riusciranno, nel tempo, a trasformare Ulassai, suo paese natale in un vero e proprio museo a cielo aperto.