Nik Spatari – Caccia al cinghiale

Nik Spatari – Caccia al cinghiale

Spatari Nik

Nella storia dell’arte spesso si può fare una netta distinzione tra correnti stilistiche figurative o astratte. Quando, però, l’obiettivo di un’artista è quello di rappresentare un oggetto che abbia riscontro con la realtà fenomenica ma, allo stesso tempo, sia carico di significati reconditi e simbolici, questo confine può diventare labile. Il Simbolismo o l’Espressionismo sono […]

  • Tecnica: Smalto e tecnica mista su tela
  • Dimensione: 220x160

  • Certificato: si
  • Codice prodotto: RGAL001

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DESCRIZIONE

Nella storia dell’arte spesso si può fare una netta distinzione tra correnti stilistiche figurative o astratte. Quando, però, l’obiettivo di un’artista è quello di rappresentare un oggetto che abbia riscontro con la realtà fenomenica ma, allo stesso tempo, sia carico di significati reconditi e simbolici, questo confine può diventare labile. Il Simbolismo o l’Espressionismo sono correnti stilistiche emblematiche nell’aver interpretato la realtà in senso concettuale con una resa iconica delle immagini e un’interpretazione simbolica nell’uso del colore. Nella produzione pittorica di Nik Spatari astratto e figurativo si mescolano quasi senza sorta di continuità: tutto viene trasfigurato in un linguaggio estremamente sperimentale sempre teso alla ricerca di una forte espressività.

Come possiamo vedere anche da questa opera il punto di partenza di Nik Spatari è comunque la realtà sensibile, di cui lascia, nell’opera una traccia ben visibile. In questo caso una scena di caccia dal sapore arcaico suggerisce all’artista uno studio sull’anatomia umana ed animale. Questo permette a Spatari di modulare le posizioni dei personaggi in maniera teatrale e suggestiva, coinvolgendo lo spettatore nella costruzione di uno spazio dinamico. La tensione sperimentale di Spatari, tuttavia, si esprime soprattutto dal punto di vista formale, infatti nel suo linguaggio si possono trovare diverse istanze estetiche dell’arte contemporanea. Innanzitutto la sintesi espressionista dei soggetti, ridotti all’essenziale da un tratto nervoso che ne semplifica le forme con un ritmo concitato. Per quanto riguarda la stesura coloristica, l’artista si rifà ad una gestualità quasi esasperata, dettata dalla sua creatività quasi incontenibile. Dal punto di vista cromatico, infine, Nik Spatari propende per una tavolozza in linea con l’espressionismo del suo stile: i colori sono elettrici e acidi, quasi pop nella loro provocazione.

Nicodemo Spatari detto Nik (Mammola, 1929 – 2020) è stato un pittore, scultore e architetto italiano, membro della comunità sorda. Nel corso della sua carriera pittorica e scultorea, Spatari è stato autore di numerose opere all’interno di luoghi di culto calabresi, tra i quali le vetrate, gli affreschi e il mosaico sull’altare della Chiesa del monastero di San Domenico a Reggio Calabria. All’età di nove anni vinse il premio internazionale di pittura dell’Asse Roma-Tokio-Berlino. Per un trauma subìto nel 1940 perse l’udito e fu costretto a diventare un autodidatta, sviluppando le proprie capacità anche in campo scultoreo e architettonico, partendo dal confronto immediato con i materiali. Durante gli anni cinquanta e anni sessanta viaggiò in Europa. Nel 1958 espose alla Biennale di Venezia. Alla fine degli anni cinquanta, si stabilì a Losanna, dove creò il prismatismo. Negli ultimi anni tornò nel suo paese a Mammola, con l’intento di lavorare a un suo progetto: la realizzazione di un museo-laboratorio d’arte contemporanea. A partire dal 1969 fu realizzato il Parco museo Santa Barbara a Mammola, sui resti di un monastero basiliano sul fiume Torbido.


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