Osvaldo Piraccini – Il FIume e la roccia di Linaro
Piraccini Osvaldo

- Tecnica: olio su tela
- Dimensione: 80x100
- Anno: 1982
- Codice prodotto: EGOD004
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DESCRIZIONE
La devastazione portata dalla Seconda Guerra Mondiale lasciò un segno profondo nella civiltà occidentale che nelle arti visive si risolse anche in un’impossibilità di comunicare. Tale problematica per alcuni artisti sfociò in un rifiuto totale di qualsiasi linguaggio visivo che si tradusse nella nascita dell’Informale. Le varie correnti informali sono certo collegate all’Espressionismo Astratto americano, soprattutto per quanto riguarda la componente gestuale, ma si spingono oltre per ciò che concerne il rifiuto di qualsiasi elemento figurativo, anche geometrico. La loro ricerca si spinge piuttosto verso la materia con cui compongono le loro opere. Anche la ricerca di Osvaldo Piraccini si ispira alle poetiche informali, declinate, tuttavia, in una interpretazione del tutto originale della pittura paesaggistica.
Lo stile del pittore Osvaldo Piraccini è fondato su un elevatissimo processo di sintesi che lo porta ad astrarre la realtà fenomenica fino a giungere ad esiti che possono essere ascritti alle poetiche dell’informale. Lo possiamo vedere anche in questo paesaggio, in cui l’artista lascia ancora una traccia allo spettatore per mantenere un riferimento con il soggetto (la veduta delle sponde di un fiume), ma l’esecuzione si risolve in una modalità potentemente espressionista ed astratta. Protagonista assoluto è il gesto pittorico, che, insieme alla materia coloristica densa, diviene il mezzo espressivo principale dell’artista. Così la tenue traccia di realtà sensibile, che ancora potrebbe essere individuata in una natura quasi inafferrabile, si identifica compiutamente con il gesto del pittore esplicato in decise ed energiche pennellate. Tutto è trasfigurato nella potenza espressiva di una materia pittorica pura, grazie all’abilità del pittore nel saperla modulare e renderla cromaticamente dinamica.
Osvaldo Piraccini è nato a Cesena nel 1931. Inizia a dipingere prima con Giovanni Cappelli e poi con Alberto Sughi, i maggiori esponenti nella Cesena del secondo dopoguerra, assieme a Luciano Caldari, di una pittura figurativa e neorealista. Negli anni Cinquanta l’impronta sociale delle opere di Piraccini ha già quei connotati largamente esistenzialisti che caratterizzeranno i lavori futuri: è la fase cosiddetta della “pittura grigia”, rarefatta, essenziale e cromaticamente raffinata. Nel 1957 viene premiato alla “Mostra mondiale dei giovani Artisti” di Mosca. Nel 1959 espone a Roma. Durante gli anni Sessanta e Settanta partecipa a numerose rassegne d’arte nazionali e allestisce varie personali a Roma, città dove opera a partire dai primi anni Settanta. Ottiene riconoscimenti in diversi concorsi d’arte: Marzabotto (1960), Bologna (1962), Reggio Emilia (1963), Premio Campigna di Santa Sofia (1965). Nella maturità la figurazione di Piraccini evolve verso esiti sempre più informali, pur rimanendo di impianto figurativo.