Paolo Emilio Passaro – Senza titolo
Passaro Paolo Emilio

Il dipinto può essere definito una scena di genere, ovvero la rappresentazione di un episodio di vita quotidiana che, apparentemente, non ha alcun elemento significativo. Questo tipo di soggetti domestici furono a lungo considerati come minori e cominciarono a diffondersi, nell’arte occidentale, solo a partire dal XVII secolo. Solo con lo sviluppo delle correnti realistiche […]
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensione: 186x186
- Anno: 1918
- Codice prodotto: NIAN001
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DESCRIZIONE
Il dipinto può essere definito una scena di genere, ovvero la rappresentazione di un episodio di vita quotidiana che, apparentemente, non ha alcun elemento significativo. Questo tipo di soggetti domestici furono a lungo considerati come minori e cominciarono a diffondersi, nell’arte occidentale, solo a partire dal XVII secolo. Solo con lo sviluppo delle correnti realistiche ottocentesche i soggetti della vita di tutti i giorni furono considerati della stessa importanza di quelli storici o religiosi. Il pittore Paolo Emilio Passaro, di scuola realista/verista, in diverse sue opere si ispira ad episodi storici o di carattere cronachistico come in questo caso.
Come si è già anticipato l’opera, stilisticamente, si inserisce in una cornice di tipo realista. Lo possiamo constatare già a partire dalla composizione. Infatti l’episodio catturato dalla cronca viene fermato sulla tela in maniera fugace, praticamente istantanea, come se l’artista avesse scattato una foto al momento (il che la dice lunga sullo stretto legame tra la nuova arte della fotografia e le correnti pittoriche di fine Ottocento e inizio Novecento). Da questo punto di vista la composizione dell’opera è molto eloquente, la scena è inquadrata con un taglio quasi casuale, leggermente diagonale. All’artista non interessano calibrati rapporti di equilibrio nella composizione, ma preferisce dare alla scena un’autenticità che si può riscontrare nel carattere provvisorio e irripetibile della scena. Per questo Passaro, con un tratteggio decisamente dinamico, concorre a fissare una precisa situazione di luce e di atmosfera. Ed è qui che si vede tutto l’eccellente valore tecnico e artistico di un maestro come Paolo Emilio Passaro. Perché la sua vena realista non gli impedisce di descrivere le cose con uno straordinario naturalismo. Tutto è immerso in una coerente luce che unifica perfettamente la scena. Inoltre il tocco di Passaro, oltre ad essere morbido, è, allo stesso tempo, carico di vibrazioni che danno freschezza esecutiva all’opera, riportandola alla verità dell’esistere. È tutto questo che fa di Paolo Emilio Passaro un grandissimo interprete di quel clima pittorico che, tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, riusciva a coniugare la straordinaria qualità di una pittura di formazione accademica con l’immediatezza esecutiva che avevano apportato le novità impressioniste.
Paolo Emilio Passaro, Vallo della Lucania 1878, Napoli 1956. Studiò all’Istituto di Belle Arti napoletano, avendo per maestri Domenico Morelli, Filippo Palizzi e Michele Cammarano. Ha partecipato a parecchie mostre nazionali ed internazionali, ed ha ordinato personali a Napoli, Roma, Salerno e Milano. A una mostra della Promotrice «Salvator Rosa» di Napoli un suo quadro, “Mezza figura” fu acquistato dal Re; altre due sue grandi tele sono proprietà del Municipio di Napoli ed il “Ritratto di Domenico Morelli”, esposto alla prima Biennale napoletana fu acquistato da quella Provincia. Sempre nella città partenopea, alla «Pro coltura» del 1930, figurarono suoi quadri: “Ritratto della signora Passaro”: “Silenzio”: “Riposo”; “San Gregorio Armeno”; “Interno di Santa Chiara”: “Albergo dei poveri”.