Roberto Mondani – Templi IV

Roberto Mondani – Templi IV

Mondani Roberto

  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensione: 70x50

  • Certificato: Autenticità
  • Codice prodotto: RMON010

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DESCRIZIONE

                                                   Uomo del mio Tempo

E’ nel tono più cupo del grigio antracite che va concretizzandosi il sogno lapideo di Roberto Mondani. Il mito, l’antico, la pietra si articolano nella dimensione onirica di un passato glorioso: negli ameni meandri di buie gole di roccia, il pitecantropo ancestrale plasma la sua opera prima. È in quei luoghi che la materia si piega alla potenza dell’intelletto, nell’eroico sospiro di un’eterna civiltà. Una pietra calda, presente; la pietra Madre e feconda da cui scaturisce la forma. In una sorta di totem mistico si traccia il patrimonio genetico dell’uomo, dall’antica caverna, di fango, di legno e di pioggia, alla moderna prigione di vetro e cemento. Chi era il più libero? Cosa rimane di più tangibile della scultura che, primitiva, riecheggia un tempo sempre uguale a se stesso? Circolarità, eternità. Il tempo, simile ad una spirale, si rincorre in un moto perpetuo che annienta le distanze. Ciò che appare diametralmente opposto è, in verità, parallelo e il suo incipit è la sua fine, come in una clessidra che non ha bisogno di essere capovolta. Definisci un uomo. “Sei ancora quello della pietra e della fionda uomo del mio tempo”… ma Roberto Mondani prova ad andare oltre, rifiutando di inscatolarsi nella rigidità del suo stesso manufatto, di limitarsi nella condivisa concezione di monumentalità. La rende fluida, la interpreta, la stravolge. Le conferisce la consistenza viva e plastica di un organismo in perenne evoluzione, ergendola ad acqua tumultuosa dal bagliore vibrante, di cui è impossibile dubitare il chiaro valore ontologico. Il selvaggio rousseauniano riemerge dal suo limbo in cui giaceva dimenticato, quale parabola riuscita del vivere d’oggi e di ieri. Rinnegare la natura: a che scopo? Il tessere implacabile delle Moire lambisce, crudele, il destino degli uomini, condannandoli nella loro ineluttabile finitezza; ma più dell’esistenza può l’ingegno, che procede a passi spediti nella pratica costante delle arti più elevate. Una forte componente diatopica opera nella scelta dei materiali, pertinenti alla tradizione, rustici e mediterranei, che rendono palpabile un forte senso di appartenenza e di legame con la terra natia. Una scelta che sembra fotografare, con più nitidezza di un’istantanea, l’impervia ruvidità delle coste, l’immenso fascino dei mari, i frastagliati litorali che si stagliano nell’azzurro. Così, guardando le sue opere, si ha l’impressione di assistere ad un piccolo scorcio di vita, ad una delicata miniatura del quotidiano, in cui curve sinuose, levigate dal vento, si animano, quali elementi naturali, sotto l’irresistibile input di un soffio d’eterno. Tuttavia, l’eco tenace a cui fanno riferimento non va esaurendosi in un’unica forma. Si innalza, invece, verso il cielo andando a cogliere panorami lunari ed evocando scenari non ancora del tutto esplorati. In altre opere, infatti, la cui originalità va esprimendosi attraverso il susseguirsi di bianche linee tondeggianti, si riscopre una semantica pura del femminile che, spogliata da inutili orpelli, si spiega verso la più assoluta semplificazione. Nell’era del surplus, dell’eccedenza e dell’ostentazione, il ritorno all’essenziale si mostra, allora, come la sfida più ardua e attribuisce nuovamente all’Arte il suo ruolo originario. Tratti somatici appena accennati tracciano soavemente l’umano e, pur posizionandolo in una dimensione sospesa ed impenetrabile, sembrano definirlo evidenziandone il nucleo centrale, l’essenza più autentica. È proprio in questa ricercata riduzione di elementi, in questo faticoso lavoro classicheggiante di labor limae, che  risaltano, allora, le emozioni, i sentimenti, l’intimo coinvolgimento del guardare, del sentire…del toccare. La realtà raffigurata da Mondani è strettamente connessa con la materialità e, in quanto tale, va ad inserirsi in un contesto multisensoriale in grado di poter comunicare a tutti e con tutti, prescindendo dal vincolo dell’ormai stereotipato linguaggio verbale. Anche i simboli, allora, mutano in un alfabeto non codificato che consente una primaria interpretazione, solo attraverso il richiamo sincero ad una innocente istintività. Le statue dell’artista proclamano con forza la loro indole ambigua, ponendosi come punto di congiunzione tra il profano e il divino. Una dimensione magica le pervade, annunciando l’arrivo di una divinità amata e temuta. Se si tratti di un rito woodoo, dal preistorico sapore animistico, o di una religiosità più nota e controllata non è dato sapere. Fondamentale è, invece, il concetto a cui rimanda, nella sua variegata ed inspiegabile complessità, in una forza esplosiva sempre sul punto di manifestarsi ma non di esaurirsi del tutto. È in questo contesto, dunque, che Roberto Mondani ha deciso di operare, è questa la strada che ha voluto intraprendere, per ricondurre ad un unicum artista e uomo, artefice e critico, osservato e osservatore, affinché il sentiero da percorrere sia quello del pensiero e della riflessione. Affinché la semplificazione sia lo sforzo possibile e necessario per cogliere, lievemente, la verità sottesa in ciò che ci circonda.

Antonella Andriuolo


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