Vincenzo Eulisse – La tigre verde
Eulisse Vincezo

L’estetica surrealista nasce intorno agli anni ’20 del XX secolo riguardando tutti i campi della ricerca artistica. Per quanto riguarda un discorso legato più propriamente alle arti visive, il surrealismo si pone come volontà di indagare il subconscio umano e riversarlo sull’opera d’arte attraverso un procedimento di scrittura meccanica basato sull’analisi dei sogni. Di conseguenza […]
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensione: 60x90
- Codice prodotto: ACIC001
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DESCRIZIONE
L’estetica surrealista nasce intorno agli anni ’20 del XX secolo riguardando tutti i campi della ricerca artistica. Per quanto riguarda un discorso legato più propriamente alle arti visive, il surrealismo si pone come volontà di indagare il subconscio umano e riversarlo sull’opera d’arte attraverso un procedimento di scrittura meccanica basato sull’analisi dei sogni. Di conseguenza le opere d’arte surrealiste propongono la rappresentazione di una dimensione onirica, completamente dissociata dalla realtà. Il surrealismo di Vincenzo Eulisse si configura come una commistione eterogenea di elementi, sia astratti che figurativi, nel raggiungimento di un linguaggio artistico originale. Nelle sue opere, spesso, egli parte da figure di animali per rielaborare e stravolgere i dati sensibili in maniera vigorosamente espressiva.
L’opera conduce lo spettatore in un viaggio attraverso la percezione dell’artista, la quale viene espressa sulla tela attraverso un vortice di immagini e temi compositivi. La superficie del dipinto viene occupata dalla composizione in una miriade di temi e soggetti scaturiti dalla creatività dell’artista. In realtà il Surrealismo di Vincenzo Eulisse si distingue per la presenza di immagini deformi, per cui i soggetti si allungano o si gonfiano, acquisendo delle fattezze mostruose, oppure sembrano quasi implodere in organismi di tipo biomorfico come nel caso di questo dipinto. La deformazione ed il biomorfismo di Eulisse ricordano senza dubbio il maestro del Surrealismo, Salvador Dalì, ma rispetto al pittore catalano Eulisse rifugge da una forma pittorica oggettiva e concreta, propendendo invece per una stesura sintetica, quasi astratta. In questo caso il riferimento è quello del post-cubismo, dove l’unione tra sintesi accentuata e scomposizione del soggetto porta a quei risultati surreali che possiamo trovare nell’opera di Pablo Picasso da Guernica in poi. Così anche in Eulisse lo spazio è decontestualizzato, il segno pittorico è gestuale e sommario in alcune parti, tutta la rappresentazione è concitata.
Vincenzo Eulisse è nato a Venezia nel 1936. Attira l’attenzione della critica con la prima mostra personale nel 1958 alla Galleria Bevilacqua la Masa. I suoi dipinti degli esordi sono realistici: raccontano il mondo degli operai, dei pescatori. Sul finire degli anni sessanta, ottiene il ruolo di assistente di Emilio Vedova presso la Sommer Kunstakademie di Salisburgo. Proprio con Vedova e con Basaglia, Chinello, Federici, Gianquinto, Nono, Perusini e Pizzicato partecipa al grande dibattito culturale che in quello scorcio anima Venezia, rivelandosi pittore eclettico, in dinamica evoluzione e socialmente impegnato. Sono di questo decennio le due partecipazioni alla prestigiosa Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (1972 e 1976). Con il ponte artistico Venezia- Brera, Eulisse apre un sodalizio artistico con i milanesi Marzulli, Merisi, Forgioli, Petrus, Valieri e Ruggero Savinio. A partire dal 1978 è docente presso la prestigiosa Accademia di Belle Arti di Urbino, dove concluderà la sua carriera accademica dopo ben 25 anni.