Virginio Bianchi – Natura morta con violino e libro
Bianchi Virginio
- Tecnica: Olio su tavola
- Dimensione: 70x60
- Anno: 1958-1968
- Certificato: si
- Codice prodotto: CFAN001
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DESCRIZIONE
Il genere della “Natura Morta” vede la luce agli inizi del XVII secolo. Consiste nella rappresentazione di composizioni di soggetti inanimati, nella maggior parte dei casi fiori o frutta. Se all’inizio della sua storia era un’occasione per i pittori per cimentarsi in una riproduzione naturalistica o fotografica della realtà, con l’arte contemporanea la “Natura Morta” diventa anche un modo di interpretare la realtà. Infatti, come accadrà per esempio nell’avanguardia cubista o in Giorgio Morandi, la ricerca profonda sugli oggetti verrà finalizzata ad una rappresentazione concettuale, portata oltre il semplice dato sensibile.
L’opera evidenzia una maturità post-impressionista dell’artista Virginio Bianchi. La composizione, è tutta compressa in primo piano, anche se si intuisce una certa profondità spaziale. Lo scopo del pittore non è quello di riportare il dato sensibile del soggetto, ma di carpirne l’essenza stessa, la sua sostanza. A questo fine interviene la pennellata, ricca di materia, che, nonostante l’essenzialità della rappresentazione, rimpolpa gli oggetti, li scompone su diversi piani, registrando le vibrazioni della luce e della vita su di essi. Il dato sensibile, dunque, viene completamente superato in una concezione del fare pittorico complessa in cui gioca un ruolo fondamentale anche la stessa gestualità dell’artista. Dal punto di vista cromatico, tutta la superficie dell’opera è intonata secondo una gamma di colori equilibrata, coerente con un’atmosfera unitaria.
Virginio Bianchi (Massarosa 1899 – 1970).Dopo essersi diplomato nel 1921 all’Istituto di Belle Arti di Lucca, dove frequentò i corsi di Alceste Campriani, concluse la propria formazione a Roma. Nel 1942 fu assunto come disegnatore di cartoni animati alla casa produttrice Beta Film di Firenze. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’insediamento di truppe tedesche a Massarosa costrinse Bianchi a fuggire insieme alla famiglia e a nascondersi prima a Montigiano, poi a Fibbialla. Finita la guerra, i coniugi Bianchi e la figlia tornarono a casa, dove Virginio decise di ritirarsi a vita privata. A metà degli anni Cinquanta gli amici dell’artista, fra cui Alfredo Catarsini, Renato Santini, Elpidio Jenco, Carlo Pellegrini, Felice Del Beccaro e Bruno Fattori, lo convinsero a rompere il proprio isolamento e a riprendere la vita di società. Anche se fu afflitto da un’artrosi deformante, non abbandonò l’attività di pittore, continuando a ricevere consensi dal pubblico e dalla critica. La sua pittura viene collocata nella corrente del Post-impressionismo.